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Adesso che il Regno Unito è uscito definitivamente dall’Unione Europea, dopo la famosa “Brexit”, è giunto al termine un percorso che ha fatto molto discutere e che ha già mostrato i suoi effetti sull’economia d’Oltremanica. In particolare le ripercussioni per il mondo dell’auto sono state particolarmente evidenti. Sicuramente l’evento si è rivelato essere una grande sfida per il settore, soprattutto dopo che diverse case automobilistiche hanno minacciato la chiusura di stabilimenti e uffici finanziari.

Il problema dei dazi e della concorrenza tra imprese è solo una delle tante questioni che il Regno Unito e l’Unione Europea dovranno risolvere in questo periodo di transizione. Nella proposta iniziale non saranno previsti né dazi né contingentamenti di prodotti, ha reso noto la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ma il governo d’Oltremanica dovrà impegnarsi a mantenere buoni rapporti: l’astensione dagli aiuti di stato, il rispetto degli stessi standard ambientali vigenti in Europa e dei diritti dei lavoratori.

Il termine di questa nuova fase è fissato per il 31 dicembre 2020, ma i negoziati inizieranno solo dopo il 25 febbraio, quando i 27 paesi membri accoglieranno il mandato negoziale presentato dalla Commissione Europea. Inoltre, un accordo andrebbe trovato settimane prima della scadenza di fine dicembre, per sfruttare le ultime due sedute plenarie del Parlamento europeo (dal 23 al 26 novembre e dal 14 al 17 dicembre) e un’eventuale proroga va chiesta entro luglio.

Il pericolo di una fuoriuscita del Regno Unito con pesanti conseguenze per il resto dell’Europa, dunque, non è stato ancora del tutto schivato, fatto che preoccupa le grandi multinazionali e primi tra tutti le case automobilistiche.