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Cop26: tra scetticismo e fiducia per lo stop alle endotermiche

 

La Cop26, la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite e tenutasi a Glasgow lo scorso novembre, è stata cruciale per delineare un piano coordinato per affrontare il cambiamento climatico a livello globale. Per il settore automotive è stato un banco per misurare fiducia e scetticismo rispetto al tema delle emissioni, punto focale dell’intera conferenza. 

Riduzione delle emissioni: scetticismo da parte dei costruttori

A dimostrazione del forte scetticismo che ancora anima i maggiori costruttori del settore, solo in sei hanno sottoscritto la dichiarazione di intenti sullo stop alla produzione di veicoli endotermici entro il 2040 – Volvo, Ford, General Motors, Mercedes-Benz, BYD e Jaguar Land Rover -, mentre altri come Volkswagen, Toyota, Stellantis, BMW, Renault, Nissan, Honda e Hyundai/Kia sono rimasti fuori dall’accordo.

Riduzione delle emissioni: più fiducia da parte dei Paesi

La dichiarazione, che prevede l’impegno a “lavorare affinché, entro il 2040, tutte le vendite di nuove auto e furgoni siano a emissioni zero a livello globale, ed entro il 2035 nei principali mercati”, è stata però firmata da 24 Paesi, 39 tra città, Stati e Regioni (Bologna, Firenze e Roma e grandi metropoli come New York, Buenos Aires, Los Angeles), 28 proprietari di flotte (tra cui LeasePlan e Uber e società energetiche e industriali del calibro di E.On, Iberdrola, ABB, Siemens e Unilever) e 13 investitori istituzionali.

Tra i Paesi ad aver firmato figurano Regno Unito, Svezia, Olanda, Norvegia, Canada, ma mancano grandi potenze quali Cina, Stati Uniti e Germania. Tra le grandi assenti alla firma figura anche l’Italia, assieme al Giappone, Spagna, Russia e molti altri.

I costruttori risentono delle scelte istituzionali?

Sembrerebbe che proprio l’assenza di Cina, Stati Uniti e Germania avrebbe spinto i maggiori gruppi automobilistici a non aderire all’accordo.

Le obiezioni dei costruttori sarebbero infatti state rafforzate dalla mancata adesione di numerosi governi: le Case avrebbero espresso il loro scetticismo a imboccare la strada di un costoso cambiamento tecnologico senza un impegno delle istituzioni a garantire le necessarie infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici.