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Strade elettriche: la ricarica in movimento

 

Tra ricarica wireless, colonnine raffreddate a liquido, stazioni per la sostituzione rapida delle batterie e droni automatici, la tecnologia che sembra avere il maggior impatto non solo sulle infrastrutture, ma anche sul modo di utilizzare il veicolo, è quella che permette alle auto di ricaricarsi mentre percorrono una strada: una “strada elettrica”.

La svolta

Basta soste pianificate in base all’autonomia, basta attese per i tempi di ricarica. Senza il bisogno di colonnine è oggettivo che verrebbero meno tanti vincoli tecnici quanti dubbi da parte degli acquirenti, ma anche e soprattutto il grosso del dibattito sui veicoli a zero emissioni, ostacolati per via della difficoltà di ricerca delle stazioni di ricarica e della velocità del rifornimento stesso.

Dal punto di vista tecnologico le sperimentazioni sono in corso e non ci sono grandi ostacoli, tanto che non mancano esempi concreti e funzionanti di strade elettriche già realizzate.

In Svezia, sull’isola di Gotland, è stato costruito un tratto in grado di alimentare un autobus con un sistema di ricarica a induzione, lo stesso è stato realizzato anche in Corea del Sud e anche l’Italia ha il suo primo circuito sperimentale di un chilometro, realizzato in provincia di Brescia, all’altezza del casello di Chiari della BreBeMi.

Come funziona?

Il funzionamento di una “strada elettrica” è semplice: la sede stradale ospita delle linee elettriche che trasferiscono l’energia direttamente ai veicoli tramite bobine induttive o binari conduttori, mentre il veicolo viene dotato di un ricevitore wireless, posizionato sul fondo del pianale, per assorbire la carica e alimentare le batterie.

La velocità di ripristino dell’accumulatore è identica a quella di un sistema wireless “fisso”, ma presenta un vantaggio ulteriore: la possibilità di utilizzare batterie più piccole (con una riduzione delle dimensioni fino al 70%), con indubbi benefici in termini di peso dei veicoli e dei loro costi di produzione.

Vantaggio non secondario è che avere più mezzi che si ricaricano in movimento significa avere meno file alle colonnine e meno picchi di richiesta di energia sulla rete.

Il limite

Un limite c’è: il costo. Il rovescio della medaglia è senza dubbio il costo dell’installazione delle bobine nell’asfalto della rete stradale e i lunghi tempi per le installazioni, che rendono verosimile l’ipotesi che il destino delle strade elettriche non sia sulle tratte aperte, ma piuttosto in contesti chiusi come porti, aeroporti, piazzali di interscambio commerciali, stabilimenti e simili.